L’Innominato

Tavolo lecchese per la Giustizia RESTORATIVA.

La Giustizia Restorativa è un approccio per affrontare il danno o il rischio di danno coinvolgendo tutte e tutti coloro che ne sono influenzati per raggiungere una comprensione comune e un accordo su come il danno o l’illecito può essere riparato e la giustizia ripristinata.

European Forum for Restorative Justice (EFRJ – 2018)

Marzo 2020

1° lock-down per emergenza sanitaria covid19

Spaventati, spaesati, straniati, separati, sofferenti…tutte e tutti coinvolte/i.
I reclusi in casa o nei luoghi istituzionali deputati (carceri, ospedali, rsa, comunità…) e i forzati del lavoro nelle attività essenziali…

ci ricordiamo?

Aprile 2020

lock-down onlife

Le prime riunioni online dell’Innominato.
La voglia di fare “progetti” per il “dopo”, un dopo che già pensavamo non essere più come il “prima”, ma nemmeno sapevamo come sarebbe stato e cosa, nel frattempo, era stato di noi…

Incontrarsi è stato il primo desiderio e costruire le condizioni per farlo il suo immediato corollario.
Incontrarsi tra cittadini/e, non solo tra familiari, parenti, amici, colleghi…

Maggio 2020

1° riapertura

Il tempo di capire le nuove regole da rispettare, di trovare un posto abbastanza grande, di far circolare informalmente l’invito e siamo partiti…

Fine Giugno/fine Ottobre 2020

RestoCovid Circle

Li abbiamo chiamati RestoCovid Circles (dove resto sta per restorative) perché sentivamo che c’era bisogno di dare parola a ciò che ci era successo durante il primo lockdown.
E sentivamo che era importante farlo subito e proporlo come occasione a tutta la comunità, perché tutta era stata spaventata, distanziata e ferita.
E dopo la paura, il dolore, la solitudine, i molti gesti definiti “eroici” e generosi, dopo la solidarietà e il ritrovato spirito comunitario, cominciavano già a serpeggiare la rabbia e la ricerca della resa dei conti, la ricerca delle colpe e il palleggiamento delle responsabilità.
Sono arrivate tante persone in questi pochi mesi, persone che erano state malate, ospedalizzate, avevano perso familiari o attraversato esperienze di separazione radicale, persone che avevano fronteggiato l’esplosione della domanda di cura, continuando a lavorare in condizioni emergenziali, di forte esposizione inizialmente non protetta, disorientate, con la paura e anche le defezioni e persone che erano rimaste chiuse a casa, isolate dai loro affetti…

Ci siamo ascoltati, con rispetto, mettendo insieme e in dialogo le verità di ognuno e uscendo con un quadro negli occhi diverso da quello con cui eravamo entrati.
Non poche volte siamo usciti anche con altre emozioni.

Circles: esperienze di soglia che si realizzano nell’incontro e attraverso il dialogo

  • zone franche di pausa e di sosta: dove ci si può fermare, anche senza conoscersi, per condividere un momento insieme (“il cortile di una volta, dove la gente si ritrovava e poteva parlare…”, nella descrizione di una partecipante);
  • zone di parola franca: detta con rispetto, ascoltandosi, accogliendo pensieri, emozioni e gesti, sospendendo il giudizio che giudica per lasciare emergere narrazioni e ri-narrazioni sull’esperienza di ognuno durante l’emergenza sanitaria e farle dialogare tra loro;
  • zone di passaggio e di transizione: per lasciar andare ciò che non sentiamo generativo ed evolutivo e tenere con noi ciò che promette e promuove una via di sviluppo orientata al ben-stare dentro e tra di noi.